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CHI SIAMO

CHI SIAMO INSIEME

Siamo due coetanee di Alessandria, viviamo nello stesso quartiere ma prima del cancro non ci eravamo mai incontrate.

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Siamo l’una il supporto dell'altra, quando una entra nel panico l'altra tira fuori tutta la forza che ha per sorreggerla, la regola è "mai entrare in crisi lo stesso giorno".

Milly ha aperto una pagina Facebook “ChemioMamma alla riscossa”, poi ha deciso di aprire un blog a quattro mani che con Claudia non vuole essere incentrato esclusivamente sul cancro, ma al massimo vuole parlare di come sopravvivergli, di come non perdersi durante i lunghi mesi di terapia, di come aiutarsi e di come farci aiutare dagli altri e soprattutto quello che speriamo di più: della nostra vita dopo il cancro.

Dopo Natale è entrata a far parte del sogno anche Alice, una buona e mediatrice, con un'anima sognatrice che ci racconterà la sua esperienza con il Linfoma.

Perché anche ricominciare, dopo cure, interventi, dolore e paure, non è facile.

Siamo qui perché vogliamo che le nostre coetanee sappiano che non succede solo alle altre, che non succede solo a donne più grandi, ma che sono sempre di più le giovani ad ammalarsi.

La PREVENZIONE è importante, quindi vi prego, fate l'autopalpazione e iniziate presto a fare un'ecografia annuale e andare da un buon senologo, così come da un bravo ginecologo per utero e ovaie.

Noi non siamo medici ma siamo pazienti, tutto quello che noi scriviamo è frutto della nostra esperienza personale, se ci sarà necessità citeremo delle fonti.

 

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LA STORIA DI MILLY

La mia storia parte dalla fine, il  19 ottobre 2017 ho compiuto 34 anni e lo stesso giorno ho fatto l’ultima infusione di chemioterapici. Nemmeno l’avessi fatto apposta, rinasco sempre lo stesso giorno, è destino.

E’ trascorso esattamente un anno da quando mi sono accorta del cancro al mio seno destro, era circa il mio 33esimo compleanno quando ho iniziato a sentire pungere nella carne all’inizio della curva del seno, quasi sul petto. Con il passare delle settimane  il dolore rimaneva costante ma iniziavo a percepire una pallina che è diventata in poco tempo delle dimensioni di una nocciola.

Dopo tentennamenti vari e pensando come tutti: non ho tempo, sarà un’infiammazione, passerà da solo.. decido il 21 dicembre di fare l’ecografia in un centro radiologico della mia città ma purtroppo incappo nel medico sbagliato, che mi diagnostica un semplice fibroadenoma e mi rimanda a un controllo dopo 3/6 mesi. Forse perché l’istinto non sbaglia mai, le sensazioni, non so.. decido di approfondire il 9 gennaio da una brava senologa di Tortona, la quale mi fa seduta stante l’ago aspirato ma purtroppo l’esito è lento e arriva solo il 24 gennaio.  La diagnosi è un C4: carcinoma presumibilmente maligno, ma lei non mi dà scampo e mi dice che sicuramente è peggio di quel che sembra.

Torno a casa frastornata, in panico, con il mondo a pezzi tra le mani.

Il pensiero costante è per mio figlio che all’epoca aveva 16 mesi e mio marito. Mi sento soffocare.

Cerco di riordinare le idee nella mia prima delle tanti notti insonni, e decido di rivolgermi allo IEO, quindi dopo 3 giorni dalla diagnosi sono tra le mani del Prof. Veronesi, al quale riesco solo a dire con un filo di voce “la prego mi tiri fuori da qui”. L’operazione con la mutua può richiedere un minimo di 3 o 4 settimane, quindi mio padre decide di farmi il regalo più grande e pagare per un intervento immediato per togliermi questa bomba di dosso.

Ho imparato che la tempestività con un cancro è una delle variabili fondamentali, quindi quando i tempi si dilungano consiglio sempre di percorrere la via privata, che è senz’altro onerosa e difficile da sostenere, ma ricordate che potrebbe fare la differenza per la vostra vita.

Il 1° febbraio è il mio battesimo dei ferri, Veronesi mi fa una quadrantectomia e torno a casa la sera stessa.

Da lì è un susseguirsi di emozioni altalenanti, gioia e poi ansia, positività e depressione, sono tutti sentimenti normali.

Il 17 marzo metto il picc (catetere venoso centrale), un dispositivo che permette di non rovinare le vene durante le infusioni ma che rimane costantemente attaccato. Il 19 marzo festeggio 2 anni di matrimonio e il giorno seguente inizio le chemio.

Combatto principalmente per gli uomini della mia vita: mio figlio Leonardo di quasi 2 anni e mezzo, e mio marito Marco, con cui sto da 4 anni. E per la mia fantastica famiglia, per chi mi vuole bene, per chi non ce l’ha fatta e per chi deve sapere che una speranza c’è sempre, anche in fondo al mare più buio.

La mia pagina facebook è “ChemioMamma alla riscossa

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LA STORIA DI ALICE

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 io sono Alice, la pasticciona del trio, quella con un tumore diverso rispetto a Claudia e Milly. 
Il linfoma di Hodgkin è un tumore maligno delle vie linfatiche, un tumore del sangue per intenderci. Un tumore di cui, fino al momento della diagnosi, non avevo mai sentito parlare; certo sapevo cosa fosse una leucemia ma ho dovuto imparare ahmè cosa sono i linfomi e i mielomi.
Si dice che il linfoma di Hodgkin colpisce soprattutto i giovani , eh che fortuna!?! Vorrà dire che sono ggggiovane! 
Partiamo , però, da capo. La mia storia con il signor Hodgin (e sono fine perchè io generalmente lo chiamo Linfostronzo) è iniziata in comtemporanea ad un altro capitolo ,questa volta meraviglioso, della mia vita: "Alice diventa Mamma".
Il 27 gennaio 2017 divento mamma di una piccola melina (si la chiamo così perchè quando si incazza diventa rossa rossa come una mela) che si chiama Amelia Flaminia. Durante il parto, non proprio semplice, a me si alza la febbre (e forse doveva essere il primo campanello d'allarme , mah va a sapere). La bimba ha un valoretto del sangue sballato appena nata, mettono sotto antibiotici sia lei che me, ed essere sotto antibiotico alla bimba fa si che lei dorma un sacco e mangi poco nulla, ma Mammasaura Alice vuole allattare la sua bimba con tutte le forze che ha in corpo, quindi mi infurio spesso e volentieri durante il ricovero dopo il parto perchè vogliono darle il latte artificiale. 
Si torna a casa e comincio a cercare di capire come allattare la piccola, chiedo consulenza ad una consulente (mah va) all'allattamento e intraprendo il mio calvario col tiralatte. Il MIO latte è meglio per la mia piccola, non c'è santo che tenga. Un mese, non mangio, non dormo, non ragiono l'unica cosa che faccio e tirare il latte. Comincio ad avere strani pruriti e perdo peso ma non voglio smettere. 
Dopo un mese , in cui sembro veramente in coma, decido che è meglio smettere tanto la bimba non si attacca e se la avvicino al seno strilla come un' aquila dello Zimbawe. 
Nel frattempo ho perso tutti i 40 kg presi in gravidanza (eh si ero un bel pachiderma, volevo assolmigliare alla mamma di Dumbo) e questi pruriti diventano sempre più insistenti, tanto che la mattina sollevando le lenzuola sembrava fosse passato dal nostro letto Jack Lo Squartatore (ancora oggi porto delle terribili cicatrici dovute al grattarmi di quelle notti). Decidendo di smettere di allattare e rasserenandomi io, perchè la bimba cresce bene lo stesso con il latte artificiale, lascio passare qualche giorno poi, esasperata ,vado da un dermatologo che per tre mesi mi dice solo che ero stressata e mi da antistaminico e cortisone. Nel frattempo Melina cresce ed io riesco pure a vincere il concorso da maestra. 
Una bella mattina di fine primavera mi sveglio con una gamba completamente viola e Davide, il mio compagno, insiste perchè almeno cerchi un altro dermtologo che ponga una soluzione vera al problema e così faccio. Il nuovo dermatologo mi visita e mi fa (finalmente) fare un esame del sangue. Ho tutti i valori sballati tranne l'unico che dopo il parto avrebbe potuto dare problemi dermatologici ,
La mattina dopo con gli esami in mano sarei dovuta i andare dal mio medico di base ma c'è un' altra novità ho il collo dalla parte destra tutto gonfio, come un lottatore di wrestling ,Davide di corsa mi spedisce dal medico, che a sua volta immediatamente mi manda in ospedale a fare una visita ematologica e una ecografia d'urgenza. 
Quella mattina conosco quella che ora è la mia ematologa: la dottoressa Salvi, che cerca di tranquillizzarmi. Quando torno dall'ecografia, di nuovo in ematologia la dottoressa parla di una cosa.. bio.. bio.. biopsia, non mi suona bene quella parola ma dice che è da fare assolutamente. Contratto la data e 10 giorni dopo vengo ricoverata in day hospital di chirurgia toracica per fare la biospia, ovvero l'asportazione del linfonodo sovraclaveare che è gonfiato al lato destro del mio collo
Il 21 giugno , il primo giorno d'estate vado a ritirare il referto della biopsia e a farmi togliere i punti. Il dottore mi fa la medicazione e poi stampa il referto. Mi guarda e mi dice: "signora è un linfoma di Hodgkin"
Ho fatto la faccia di una che non capisce, ma davvero non sapevo cosa stava dicendo e allora il dottore prosegue :"Signora chemioterapia, è un tumore delle vie linfatiche"
Coooooosa, no! Non è possibile io ho una bimba di neanche 5 mesi a casa, non è possibile, sono appena diventata mamma!!! NOOOOOOO!
Chiamo Davide quando sono ancora davanti al medico e all'infermiera che, a vedermi così sconvolta, si commuove pure lei. Uscendo chiamo mamma, bestemmio fortissimo e salgo in macchina. 
Non ricordo quel terribile viaggio in macchina, so che salgo, accendo la macchina, che più o meno ci metto più di un' ora per attraversare la città e ad arrivare a casa. Poi salgo in casa, guardo i miei due amori grandi e decido che devo combattere il mostro per loro e con loro. Davide mi ripete quello che già prima al telefono mi aveva detto "INSIEME affronteremo e supereremo tutto!"
Oggi mi rendo conto che probabilmente ho preso sottogamba i sintomi: i sudori notturni, il prurito devastante, la perdita di peso, ma davvero mai avrei pensato di avere un cancro. A posteriori mi sento di consigliare di tenere sempre sotto controllo come state e come vi sentite, sempre meglio un esame del sangue approfondito in più per nulla ,che uno in meno che nasconde invece qualcosa. 
Per di più, la prima linea di chemioterapia ,(l' ABVD), non ha funzionato come dovrebbe, e quindi io sono ancora sotto chemio. Ora sono sottoposta ad un altro schema (IGeV) più pesantuccio e mi aspetta l'autotrapianto di midollo osseo con il ricovero in camera sterile (divento un pesciolino in un acquario). Dopo la pet che è andata male ed ha evidenziato una crescita del linfoma, nonostante sia davvero nelle mani di un' ematologa che è un angelo , ho chiesto un consulto in IEO e lì ho conosciuto un' altra splendida ematologa con cui sono in contatto: la dottoressa Vanazzi. Lei mi ha consigliato la revisione dei vetrini della biospia e mi visiterà comunque anche se ho scelto di continuare a curarmi qui in Alessandria. Il reparto di oncoematologia qui è davvero un ottimo reparto, ma è anche vero che quattro occhi sono meglio di due. 
Come mi dico sempre SI PUO' FAREEEE! 
Durante le chemio, prima ho conosciuto Milly leggendo ChemioMamma e riconoscendo, quando ci siamo incontrate in giro coi passeggini, quel visino visto tanti anni prima (non diciamo quanti che è meglio) in gita a Roma; facevamo 3 media. Poi ho incontrato Claudia, nell'attendere di essere chiamate per la chemio, in un giovedi d'estate in cui tutte e due eravamo coperte come due salami; ci siamo messe a chiacchierare subito facendoci mettere vicine per poter continuare a parlare tranquille, facendo abbastanza "casotto" in stanza. 
Insomma il 2017 mi ha fatto una brutta sorpresa ma mi ha anche regalato due amiche fantastiche .

Scrivo i miei pensieri su Due Matti, Due Gatti e Una Melina

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