Le nostre storie
- ilsognodiclaemilly
- 27 ott 2017
- Tempo di lettura: 6 min
CHI SIAMO INSIEME
Siamo due coetanee di Alessandria, viviamo nello stesso quartiere ma prima del cancro non ci eravamo mai incontrate.
Abbiamo lo stesso tipo di tumore, la stessa cicatrice dalla stessa parte del petto, tanti sogni e un desiderio in comune: riprenderci al più presto la nostra vita.
Una ha un figlio, l'altra ha un gatto, facciamo lavori molto diversi, una shopping dipendente, l'altra con un rapporto complicato con lo stile, una che vuole prendere il primo volo per girare il mondo, l'altra che attraversa l'Italia in macchina; ci siamo conosciute su un forum di Facebook e da allora ci siamo sentite e sostenute ogni giorno, come se ci conoscessimo da sempre.
Siamo l’una il supporto dell'altra, quando una entra nel panico l'altra tira fuori tutta la forza che ha per sorreggerla, la regola è "mai entrare in crisi lo stesso giorno".
Milly ha aperto una pagina Facebook “ChemioMamma alla riscossa”, poi abbiamo deciso di aprire un blog a quattro mani che non vuole essere incentrato esclusivamente sul cancro, ma al massimo vuole parlare di come sopravvivergli, di come non perdersi durante i lunghi mesi di terapia, di come aiutarsi e di come farci aiutare dagli altri e soprattutto quello che speriamo di più: della nostra vita dopo il cancro.
Perché anche ricominciare, dopo cure, interventi, dolore e paure, non è facile.
Siamo qui perché vogliamo che le nostre coetanee sappiano che non succede solo alle altre, che non succede solo a donne più grandi, ma che sono sempre di più le giovani ad ammalarsi.
La PREVENZIONE è importante, quindi vi prego, fate l'autopalpazione e iniziate presto a fare un'ecografia annuale e andare da un buon senologo, così come da un bravo ginecologo per utero e ovaie.
Noi non siamo medici ma siamo pazienti, tutto quello che noi scriviamo è frutto della nostra esperienza personale, se ci sarà necessità citeremo delle fonti.

LA STORIA DI CLAUDIA
Sono Claudia ho 35 anni e sono una stilista.
Sono sposata con Mattia, la mia inseparabile anima gemella, da 2 anni.
Amo i viaggi e lo shopping, sono disordinata ma una maniaca del controllo.
Dal compimento del mio 18esimo compleanno, ogni anno della mia vita ho fatto l'ecografia al seno di controllo, anche se mi dicevano che era presto. Mia mamma e mia nonna infatti hanno avuto un tumore al seno, e io dentro di me ho sempre saputo che sarebbe stata la mia sorte, anche se non pensavo così presto.
Quest'anno a marzo i soliti controlli, prima dal ginecologo che mi faceva anche l'ecografia al seno e poi in un centro della mia città a fare l'ecografia da un medico specializzato.
Apro una parentesi... andate a farvi controllare da medici specializzati, o ancora meglio se in un centro di Breast Unit.
Il mio ginecologo mi controlla e mi dice che va tutto bene, che ho solo piccole cisti d'acqua e che ci possiamo vedere tra un anno, quando parlo di famigliarità dice che avendo mia mamma e mia nonna più di 40 anni non c'è rischio di famigliarità… che posso stare tranquilla!
Per mia grande fortuna la mattina dopo sono andata dal solito medico di fiducia che mi fa le ecografie, dico per fortuna perché con il senno del poi non so se sarei qui a raccontarvi la mia storia.. lui rimane perplesso e mi dice che c'è qualcosa da verificare, aspettiamo due settimane e se questa cosa non si riassorbe facciamo un ago aspirato; quindi dopo 15 giorni ho fatto l'ago aspirato.
Non mi dilungo qui a raccontare il panico, il timore, la frustrazione.. l'esito arriva il giorno del mio compleanno e lì un tir ci investe, il medico ci guarda e ci dice C5: è senza alcun dubbio un tumore, quindi mi programma subito mammografia e risonanza magnetica per avere un quadro completo.
Esco dal laboratorio e mi attacco al telefono, il mio cervello non connette, ma in pochi minuti prenoto una visita da Paolo Veronesi in IEO, mia mamma è stata operata lì ed è l'unico posto che mi da un po' di sicurezza.
Ovviamente sono disperata. Perché a me, non è giusto, ho solo 35 anni, non voglio morire, non voglio affrontare questa cosa, il primo istinto è scappare, ma purtroppo non si può.
Lui mi visita, guarda i miei esami e mi mette in lista per un intervento di quadrantectomia urgente, è piccolo, ma va tolto in fretta, dice.
Dopo 15 giorni l'intervento, è stato rapidissimo, lì ho incontrato il mio angelo, la chirurga che mi ha operata e che mi sta seguendo in questa battaglia, a cui sarò eternamente grata per l'umanità e nello stesso tempo la professionalità con la quale mi sta seguendo, la sera stessa ero già a casa.
Dopo vari esami la buona notizia è che non ci sono metastasi, la cattiva è che il tumore è un triplo negativo, e che dovrò affrontare la chemioterapia, il mio terrore più grande.
A giugno inizio la chemio all’Ospedale di Alessandria secondo la formula 4 ec + 12 taxolo, oggi ne mancano 4 e la mia la strada è ancora lunga, ma si va avanti. Di quello che questo percorso ti dà e ti toglie ne parleremo più avanti.
Nel frattempo ho fatto il test per la mutazione BRCA, e ovviamente risulto positiva al BRCA1, quindi a gennaio niente radioterapia, ma mastectomia bilaterale preventiva, successivamente toglierò tube e ovaie.
La paura è tanta, ma la voglia di vivere e di farcela di più.
LA STORIA DI MILLY
La mia storia parte dalla fine, il 19 ottobre 2017 ho compiuto 34 anni e lo stesso giorno ho fatto l’ultima infusione di chemioterapici. Nemmeno l’avessi fatto apposta, rinasco sempre lo stesso giorno, è destino.
E’ trascorso esattamente un anno da quando mi sono accorta del cancro al mio seno destro, era circa il mio 33esimo compleanno quando ho iniziato a sentire pungere nella carne all’inizio della curva del seno, quasi sul petto. Con il passare delle settimane il dolore rimaneva costante ma iniziavo a percepire una pallina che è diventata in poco tempo delle dimensioni di una nocciola.
Dopo tentennamenti vari e pensando come tutti: non ho tempo, sarà un’infiammazione, passerà da solo.. decido il 21 dicembre di fare l’ecografia in un centro radiologico della mia città ma purtroppo incappo nel medico sbagliato, che mi diagnostica un semplice fibroadenoma e mi rimanda a un controllo dopo 3/6 mesi. Forse perché l’istinto non sbaglia mai, le sensazioni, non so.. decido di approfondire il 9 gennaio da una brava senologa di Tortona, la quale mi fa seduta stante l’ago aspirato ma purtroppo l’esito è lento e arriva solo il 24 gennaio. La diagnosi è un C4: carcinoma presumibilmente maligno, ma lei non mi dà scampo e mi dice che sicuramente è peggio di quel che sembra.
Torno a casa frastornata, in panico, con il mondo a pezzi tra le mani.
Il pensiero costante è per mio figlio che all’epoca aveva 16 mesi e mio marito. Mi sento soffocare.
Cerco di riordinare le idee nella mia prima delle tanti notti insonni, e decido di rivolgermi allo IEO, quindi dopo 3 giorni dalla diagnosi sono tra le mani del Prof. Veronesi, al quale riesco solo a dire con un filo di voce “la prego mi tiri fuori da qui”. L’operazione con la mutua può richiedere un minimo di 3 o 4 settimane, quindi mio padre decide di farmi il regalo più grande e pagare per un intervento immediato per togliermi questa bomba di dosso.
Ho imparato che la tempestività con un cancro è una delle variabili fondamentali, quindi quando i tempi si dilungano consiglio sempre di percorrere la via privata, che è senz’altro onerosa e difficile da sostenere, ma ricordate che potrebbe fare la differenza per la vostra vita.
Il 1° febbraio è il mio battesimo dei ferri, Veronesi mi fa una quadrantectomia e torno a casa la sera stessa.
Da lì è un susseguirsi di emozioni altalenanti, gioia e poi ansia, positività e depressione, sono tutti sentimenti normali.
Il 17 marzo metto il picc (catetere venoso centrale), un dispositivo che permette di non rovinare le vene durante le infusioni ma che rimane costantemente attaccato. Il 19 marzo festeggio 2 anni di matrimonio e il giorno seguente inizio le chemio.
Combatto principalmente per gli uomini della mia vita: mio figlio Leonardo di quasi 2 anni e mezzo, e mio marito Marco, con cui sto da 4 anni. E per la mia fantastica famiglia, per chi mi vuole bene, per chi non ce l’ha fatta e per chi deve sapere che una speranza c’è sempre, anche in fondo al mare più buio.

Comments