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C'è sempre un motivo per festeggiare!

Ieri sera nel letto pensavo che da quando ho finito la chemio, quindi circa tre mesi, ho sempre un motivo per festeggiare! Tra fine terapie, compleanni, esiti sperati, anniversari, Natale e capodanno, insomma è un brindisi quasi continuo. E soprattutto brindiamo alle ricorrenze. Oggi, per esempio, è un anno dalla diagnosi infausta. Certe giornate non te le levi più dalla pelle, dalla memoria, perché le hai tatuate addosso. Hai puntini e cicatrici a ricordartelo. Quel 24 gennaio 2017, per esempio. Ho ancora segnato sul calendario del telefono "ritiro esiti ago aspirato". Ricordo bene la giornata uggiosa come oggi, la lunga attesa solitaria nella corsia dell'ospedale e poi il mio turno. Varcando quella soglia il cuore mi batteva all'impazzata, le tempie pulsavano e le mani sudavano. Perché mi sentivo che sarebbe stato quello l'esito ma cercavo razionalmente di respingerne l'idea. Mi sono seduta sulla punta della sedia sforzandomi di sfoderare un sorriso calmo, volevo immaginare che questo atteggiamento sarebbe bastato per cambiare l'esito già scritto nella busta. E poi la frase che ha cambiato la mia vita per sempre, e che ancora mi rimbomba nelle orecchie quando c'è troppo silenzio: "E' da togliere". Io che piango e mi mordo le mani per non aver voluto Marco con me o almeno uno dei miei genitori. Io che cerco di raccogliere la mia dignità da per terra e riesco soltanto a chiedere "ora che si fa? c'è qualcosa anche in giro?". Come in un lampo la vita cambia le domande. Come cambiano le risposte. Sono uscita barcollando nel corridoio e piangendo ho chiamato tutti a casa. Il resto del pomeriggio, della notte, e dei giorni successivi è soltanto un ammasso di rumore ottuso e confuso che mi rimbomba nella testa, sono stati davvero gli attimi peggiori, più della diagnosi perché era il momento in cui quella diagnosi dovevo digerirla e invece mi si era piantata sullo stomaco. Mi viene la pelle d'oca solo a ricordarli, quei giorni. Ma ora basta, per oggi chiudo il cassetto. E' trascorso un anno e adesso ho solamente motivi per cui festeggiare. Perché sono qui, perché mi è tornato il ciclo e non è cosa da poco, perché oramai i miei capelli stanno prendendo creste e pieghe anomale e mentre prima ne avrei fatto una questione, oggi guardo la mia immagine riflessa e non posso che sorridere. Stamattina siamo andati a fare una visita di controllo per Marco e il dottore ha chiesto "chi è il paziente?" noi abbiamo riso sotto i baffi e uscendo scherzavamo sul fatto che ora sembro solo una deficiente che si è tagliata male i capelli, i segni visibili stanno scomparendo. E le cicatrici non visibili le custodirò nella mia cassaforte personale, per darci un'occhiata quando mi sentirò giù e per capire quanto io debba essere grata e felice anche di una giornata stressante o nuvolosa. Ma in cui sono viva.


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